Non Faccio Altro Che Pensare Al Mio Suicidio, è Assurdo, Ci Penso Costantemente, Lo Voglio, Mi Serve,

Non faccio altro che pensare al mio suicidio, è assurdo, ci penso costantemente, lo voglio, mi serve, ne ho bisogno, il tempo passa e io mi convinco sempre di più. Ho già programmato tutto, fa paura, non vorrei ma so che è l’unica soluzione per me in questo momento. Non ce la faccio ad aspettare, grido aiuto ma nessuno mi sente. Ieri sono scoppiata a piangere davanti a mia madre e nulla, non mi ha detto niente. Prendo in continuazione i calmanti per zittire questi pensieri, ma tornano. Cazzo tornano appena svanisce l’effetto e la voglia di farmi male aumenta. Ho sbagliato tutto, non riesco a reggere una vita così, è troppo. Vorrei addormentarmi e non svegliarmi più. Poi sono nervosissima e mi arrabbio con chiunque. Ma è impossibile dai, nessuno qua a casa si accorge di come sto? No perché ieri sera ho bevuto e preso i farmaci e sono collassata, ma bho sono praticamente invisibile. Vado in giro con la felpa e ci sono 30 gradi oggi, siamo a giugno ma qua bho nessuno sospetta nulla o mi chiede “tutto okay?”. Nessuno mi capisce, odio tutto questo. Ho avuto una terribile ricaduta depressiva, sono due settimane che mi sento morta, senza forze, zero energia, alzarmi dal letto è un’impresa. Poi mangio troppo, quando mi parte il senso di vuoto inizio a mangiare qualsiasi cosa. Il risultato? Dopo sto peggio di prima. Sbalzi d’umore quelli sì ci sono, ma ultimamente ho pochi momenti di euforia, ho quasi sempre crisi suicide che terminano in alcol-tagli-xanax. Sono disperata. Le persone ormai le sto allontanando tutte, lo faccio per protezione ma così mi isolo e la solitudine mi devasta. Non so cosa devo fare, non so cosa sia giusto fare, non so cosa sia meglio fare. Ho solo un’immensa voglia di uccidermi. Sono al limite.

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4 years ago

- 𝘝𝘪𝘷𝘦𝘳𝘦 𝘮𝘪 𝘧𝘢 𝘰𝘨𝘯𝘪 𝘨𝘪𝘰𝘳𝘯𝘰 𝘱𝘪𝘶̀ 𝘮𝘢𝘭𝘦 . . .


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4 years ago

( 🔪 )

𝘚𝘰𝘯𝘰 𝘴𝘰𝘭𝘰 𝘶𝘯 𝘦𝘳𝘳𝘰𝘳𝘦.

𝘖𝘳𝘢 𝘮𝘪 𝘵𝘢𝘨𝘭𝘪𝘰 𝘭𝘦 𝘷𝘦𝘯𝘦 𝘦 𝘮𝘶𝘰𝘪𝘰

𝘈𝘥𝘥𝘪𝘰..𝘵𝘢𝘯𝘵𝘰 𝘭𝘰 𝘴𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘷𝘪 𝘮𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦𝘳𝘰̀..


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4 years ago

Fanno bene ad insultarmi.

Sono inutile 𝙚 𝙙𝙚𝙫𝙤 𝙢𝙤𝙧𝙞𝙧𝙚 . .

Ho chiuso la porta del bagno a chive. Il mio cuore è vetro: ad ogni battito si incrina, e so che presto andrà in frantumi. Mi fa male il petto. Così tanto male da non riuscire a respirare. Da vedere tutto sfocato. I miei occhi sono diventati pozzanghere e la luce giallastra delle lampadine sullo specchio li fa tremolare. Mi appoggio al lavandino di peso, come se dovessi vomitare. Le mie mani stringono il bordo con talmente tanta forza da sbiancare le nocche e indolenzire i palmi.

Tutto ciò che riesco a masticare fra i denti è “perché?”. Si, perché io? Cosa c’è che non va in me?

Le lacrime bollenti mi scavano le guance, congiungendosi al mento e cadono chiazzando la porcellana bianca del lavandino.

Non è sempre stato così, sapete? Un tempo anche io avevo delle amiche. Avevo qualcuno che mi voleva bene e con cui mi sentivo a casa. Che mi telefonava il venerdì sera e con cui uscivo il sabato pomeriggio. Un tempo anche io ricevevo gli auguri, il giorno del mio compleanno. Anch’io ricevevo gli inviti per andare alle feste, al cinema, alle pizzate. Non sedevo mai sola sul bus, o in classe. Anche io avevo una galleria di foto in cui i miei sorrisi erano sinceri, e la maggior parte erano mosse perché mentre le scattavo non riuscivo a smettere di ridere.

E poi cosa è successo?

Scrollo la testa. È sul punto di scoppiare. Le tempie mi pulsano e il mio stomaco continua ad attorcigliarsi in un nodo sempre più stretto.

Non ho idea di come sia finita completamente sola. Ma è successo. E quando si è soli, si è deboli, si è più vulnerabili. Nessuno crede in noi, o si preoccupa per noi. E quindi nessuno ci difende o ci protegge, se qualcuno ci fa del male. Ed è esattamente ciò che sta succedendo a me, da troppo tempo.

Ogni giorno è una guerra che io puntualmente perdo. Si, sto parlando proprio di voi. So che voi leggerete questa lettera, siete sempre super informati su di me, sbaglio?

Vi ricordate come iniziaste? Io si, mi guardavate di sottecchi e parlottavate a bassa voce tra voi, quando mi vedavate arrivare alla fermata del bus, e il veleno nella vostra bocca ve la contorceva in un ghigno orribile. Poi siete passati alle spinte, alle scenate, ad attirare l’attenzione per avere un pubblico da intrattenere, mentre mi deridevate.

Vorrei togliermi una curiosità, come diavolo fate ad avere un cuore così duro, da non essere in grado di provare alcuna pietà?

So benissimo di avere tanti difetti, ovunque. Difetti che per quanto ci provo non riesco mai a nascondere del tutto. Ma voi li puntavate uno ad uno, degradandoli e deturpandoli ulteriormente, e la vostra voce diventava cosi appuntita da provocarmi un dolore fisico, viscerale. Voi non siete in grado di provare quel delicato sentimento che è l’amore, altrimenti non avreste mai creato una pagina Instagram in cui caricare tutte le foto che mi fate di nascosto, con commenti osceni e insulti raccapriccianti.

Mi avete sempre chiamato troia, ma io non ho mai dato nemmeno il primo bacio. Mi avete sempre chiamato grassa, cicciona, e mi fotografavate le cosce per dimostrarmelo. Ma io non mangiavo quasi niente da settimane. Avete sempre detto che i miei occhi erano tristi e sbiaditi, come un vecchio tappeto impolverato, e che tutto ciò che si poteva provare incrociando il mio sguardo sarebbe stato sempre e solo schifo. Ma io portavo i capelli sciolti sul volto per nasconderli.

Avete sempre detto così tante cose su di me. Ma io non ho mai trovato il coraggio di denunciarvi, di andare dalla polizia e fare i vostri nomi, perché ho sempre avuto paura delle conseguenze. Ho sempre temuto che vi sareste vendicati e mi avreste fatto del male. E una parte di me era convinta di meritarsi il vostro odio, la vostra rabbia, perché era un pallido riflesso della mia, di rabbia, di odio. Mi odio per aver allontanato le persone a cui volevo bene, per aver rovinato tante amicizie e non aver lottato per le cose a cui tenevo. E mai, questo, potrò perdonarmelo. Ma ora so che quello che io nutro nei miei confronti non può giustificare o attenuare in alcun modo le vostre becere azioni.

È stato ciò che è accaduto oggi, ad avermi dato la spinta di fare ciò che sto per fare. Perché queste situazioni, per quanto ci si possa illudere di resistere alle pressioni psicologiche, e fino all'ultimo si cerchi di restare aggrappati alla propria vita, persino coi denti, con le unghie, con ogni briciolo di forza che è rimasta in corpo, arriverà sempre, sempre, un punto in cui ci spezzeremo in un modo che, non importa quanto amore potremo ricevere in futuro, non ci aggiusteremo più. E resteremo spezzati per sempre.

Sapete benissimo a cosa mi riferisco.

Ma nonostante tutto, non voglio che la mia morte sia inutile e invisibile come lo è stata la mia vita.

Motivo per cui questa lettera la pubblicherò online, così che tutti possano leggere e conoscere che cosa si prova a subire bullismo. Quanto le vittime si sentano inermi, paralizzate, sfinite. Quanto si sentano svuotate, costrette a non provare più nulla, perché se vivessero ogni orribile emozione che i bulli gli infliggono, finirebbero per impazzire, strappandosi la pelle con le loro stesse mani, e i capelli, e gli occhi, demolendosi pezzo per pezzo, perché non c’è nulla che vada bene in loro, è tutto da buttare, tutto da cancellare e dimenticare.

Per me è davvero troppo tardi, e non mi è rimasto più nessuno. O forse non ho più voglia di combattere. Probabilmente entrambi. Mi sento abbandonata persino dai miei genitori, che così presi dal lavoro e dai loro, di problemi, non si sono resi conto dei miei. Tentai di accennare qualcosa, e mi risposero che “ero abbastanza grande da poter risolvere i miei problemi da sola”, che loro non mi hanno insegnato a essere in balia degli altri, e ad affrontare le cose di petto.

Sinceramente, credo non si sia mai abbastanza grandi per risolvere il bullismo da soli. Perché va sconfitto assieme, a gruppo, a squadra.

Prendo la lametta. La stringo fra l’indice e il pollice fino a ferirmi, fino a tracciamo una sottile linea rossa. Sembra disegnata con la penna. È fredda e dura.

Con la mia morte non voglio dire che il bullismo mi ha schiacciata e sconfitto. Perché non mi sto rivolgendo ai bulli. Mi sto rivolgendo a tutti gli altri, che sono sempre rimasti fermi, e si sono voltato dalla parte opposta. Mi sto rivolgendo agli insegnanti che non lo vogliono trattare a scuola perché “non sanno come spiegarlo” e non ci provano nemmeno. Mi sto rivolgendo a chi mi ha lasciato a terra dopo che mi avevano pestato. A chi segue quella pagina di mie foto senza nemmeno conoscermi. A chi ride alle loro battute mentre io piango. Voi, voi mi avete uccisa. Il mio sangue è colpa vostra.

Ps. ai cari bulli. Vi auguro davvero che i vostri figli non subiscano mai ciò che voi avete fatto passare a me: non riuscireste mai più a convivere con voi stessi.

-Alessia Alpi, scritta da me.

Volevoimparareavolare on tumblr

4 years ago
- 𝘠𝘰𝘶 𝘢𝘳𝘦 𝘳𝘦𝘢𝘭𝘭𝘺 𝘴𝘱𝘦𝘤𝘪𝘢𝘭,𝘳𝘦𝘮𝘦𝘮𝘣𝘦𝘳

- 𝘠𝘰𝘶 𝘢𝘳𝘦 𝘳𝘦𝘢𝘭𝘭𝘺 𝘴𝘱𝘦𝘤𝘪𝘢𝘭,𝘳𝘦𝘮𝘦𝘮𝘣𝘦𝘳 𝘪𝘵 ♡︎ !! (🔭)


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3 years ago

Depressione è:

quando ti dicono “vedrai che presto finirà” e tu pensi subito alla tua vita che finisce e non al brutto periodo che stai passando.

3 years ago

. . . 🖇️💔

“Hanno mai riso di te? Hanno mai inventato falsi motivi perché, per divertirsi, avevano bisogno di deriderti e infliggerti dolore? È che loro sono superficiali e non immaginano ciò che avviene dopo. Loro non lo sanno che a casa ti guarderai allo specchio coi loro occhi, e ti odierai. Inizierai a vedere difetti inesistenti. Incomincerai a crearti paranoie sul modo in cui ti vesti, su come i capelli ti ricadono troppo o troppo poco sul volto. Sul tuo modo di camminare e sul suono della tua risata. Inizierai a temere di parlare, perché se dirai la cosa sbagliata, nuovi insulti ti strangoleranno, soffocandoti nuovamente. Perciò preferirai restare in silenzio. Finché, lentamente, non dirai più una parola. E loro non sanno, non lo possono sapere, non lo immaginano, non ne hanno idea di quanto fa male tenersi tutto dentro. Quanto facciano schifo quelle frasi bloccate in gola, che la raschiano fino a farla bruciare, assieme alle grida e ai singhiozzi di pianti repressi troppe volte. Quel dolore che si intravede nei tuoi occhi che, seppure lucidi, si rifiutano di versare lacrime. Quella rabbia che pulsa nei nervi delle tue mani e ti fa graffiare la pelle dei polsi, delle braccia, delle gambe, fino a scorticarti. Fino a spellarti. Fino a farti uscire il sangue. Perché loro ti diranno talmente tante volte che non meriti di essere amata, che tu finirai per crederci. E se non puoi ricevere amore, riceverai solo odio. E ti darai la colpa. La colpa di tutto. E ti punirai facendoti del male. Perché ti convincerai di meritarlo. Ma loro, che ne sanno? Che le parole possano distruggere le persone. Ogni volta che dici qualcosa, stai scegliendo se salvare o distruggere chi ti sta difronte. Prima di dire qualunque cosa, ti prego, riflettici. Perché basta una sola parola, per fare la differenza. -Alessia Alpi (Volevoimparareavolare on Tumblr)”

— Scritta da me.

4 years ago

➷"𝐓𝐡𝐞𝐫𝐞 𝐢𝐬 𝐚 𝐃𝐄𝐌𝐎𝐍 𝐢𝐧𝐬𝐢𝐝𝐞 𝐦𝐞"


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4 years ago

- ( 💔 )

❝ 𝙄𝙡 𝙙𝙤𝙡𝙤𝙧𝙚 𝙘𝙖𝙢𝙗𝙞𝙖 𝙡𝙚 𝙥𝙚𝙧𝙨𝙤𝙣𝙚 ❞

𝘘𝘶𝘦𝘴𝘵𝘰 𝘦̀ 𝘷𝘦𝘳𝘰,𝘮𝘢 𝘢 𝘮𝘦 𝘩𝘢 𝘧𝘢𝘵𝘵𝘰 𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘱𝘦𝘳𝘥𝘦𝘳𝘦 𝘭𝘢 𝘷𝘰𝘨𝘭𝘪𝘢 𝘥𝘪 𝘷𝘪𝘷𝘦𝘳𝘦 ..

- sʜʏɴ 🔭


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4 years ago

... 🖇️🖤

"Non sapevo che stessi così male, perché non me lo hai detto? Perché non mi hai chiamato, non mi hai chiesto di uscire o di venire da te, non mi hai detto che avevi bisogno di aiuto?"

"Perché non è così facile tirare fuori il dolore che hai dentro, non è facile parlarne, ammettere che sei debole".

"Quindi nessuno ha mai saputo fino ad ora di tutto questo tuo profondo dolore?"

"No, qualcuno lo ha saputo..."

"Chi?"

"Chi guardandomi si è accorto che i miei occhi erano spenti, chi osservandomi ha visto che non sorridevo quasi più, chi è riuscito a interpretare i miei lunghi silenzi, i miei sguardi caduti nel vuoto, i miei pugni stretti sulle ginocchia. Chi mi ha abbracciato e ha pianto con me senza domandarmi nulla. A volte non hai alcun bisogno di chiedere aiuto, di dire apertamente che non stai bene, perché ci sono persone che sanno che stai male senza che tu debba dire niente".

— Sabrina Ferri

4 years ago

Non è vero che tutto si aggiusterà,che un giorno sarò felice.

La mia vita è inutile,io sono inutile

Nessuno mi vorrà mai e rimarrò per sempre solo

Niente si aggiusterà,tutti può solo peggiorare e lo farà

Smettete di dire che ad un certo punto la felicità arriverà,perchè non è così..

Ho deciso di suicidarmi Sono sul balcone e mi sto per buttare di sotto Non voglio più soffrire o provare dolore Agli altri non importa niente di me e mi sento dire sempre che devo morire e hanno ragione Nessuno sa come mi sento veramente . . è la prima volta che dico come mi sento.. A nessuno importerebbe comunque Solo solo un errore e gli errori non meritano di esistere . . .

Conosco perfettamente quella sensazione. Perché l’ho provata anche io, più di una volta. Ho presente quella voce che ti grida nella testa in continuazione. Senza lasciarti dormire. Senza farti mangiare. Ogni minuto. Ogni secondo. Senza mai interrompersi.

Quella voce maledetta che ti dice chi sei e cosa devi fare. Ti dice che sei invisibile e che nessuno ti amerà mai. Ti dice che sei piena di errori, troppp grandi per essere aggiustati. Ti dice che non vali niente e nessuno lottare quindi per te. Ti dice che sei grassa e devi dimagrire, perché con quel corpo potrai solo suscitare risatine e sguardi di sottecchi. Ti dice che sei inutile, e i tuoi sforzi sono vani.

E te lo dice ogni giorno. Ogni giorno. Ogni giorno. Finché ti convinci. Finché credi che davvero la tua esistenza sia un peso. Sia una macchia sporca su una maglia bianca.

E tu ti senti sprofondare sempre più in basso. Come se fossi nelle sabbie mobili. Qualsiasi cosa fai, continui ad affondare. Finché le gambe non riescono più a muoversi. E poi il busto. E le braccia. E ti senti affogare. Inizi ad annaspare ossigeno ma i tuoi polmoni non ne respirano mai abbastanza e ne vogliono ancora e ancora. E dentro di tè inizia a scavarmi un buco. Un buco in cui getti tutti i tuoi sogni, e le tue speranze, e le tue passioni, e le tue amicizie. E questo buco assorbe e si allarga. E ci butti dentro la tua musica, e le uscite, e il tuo piatto preferito. Ci butti dentro i colori, e la luce, e le stelle, e i profumi. Fino a quando questo buco si trasforma in una voragine, e di te non rimane più niente, perché l’hai gettato li.

E il mondo ti sembra vuoto, e freddo, e buio. Non ci sono carezze. Non c’è calore. Non ci sono parole gentili, o una canzone che conosci e che ti vibri nel petto. Nulla. Il nulla più assoluto.

E in qualche modo, quel nulla, hai bisogno di colmarlo. Ma credi che il mondo sia vuoto e nulla possa farlo. Perciò non ti resta altro che la morte.

E inizi a camminare per strada, pensando di gettarti sotto al primo camion che passa. E guardi le finestre domandandoti quanto siano alte: basteranno, se salti, ad ucciderti? E pensi a quelle pillole nell’armadio del bagno, e spesso le conti e te le rigiri fra le mani. Quella è la morte.

Eppure, per quanto sei stremata e stanca e attonita, una parte di te continua a combattere. La sua voce è sempre più debole, è un sussurro che tremula. Un fiammifero nella tempesta.

Quella sei te. La te che non vuole arrendersi. La te che ancora spera di addormentarsi senza piangere. Che cerca la luce nel buio. La te che ha ragione; perché questi periodi, per quanto duri possano essere, per quanto possano durare, non sono eterni.

La vita è imprevedibile. Non la si può programmare. Solo perché alcuni mesi, o anni, sono stati profondamente dolorosi, non significa che non conoscerai mai la gioia.

Sei giovane, più di quello che credi, e i problemi che oggi ti sembrano insormontabili, un domani non ti sembreranno più così alti. Arriverà qualcuno che ti capirà e ti amerà esattamente per quello che sei, andando oltre ai tuoi sbagli e baciandoti le tue ferite. Arriverà un momento in cui tornerai ad avere voglia di cantare, e di ballare, e di ridere senza motivo, sentendoti leggera e piena di luce.

Non arrenderti. Non sei sola. Ci sono persone che ti vogliono bene anche se non te ne accorgi. Ci sono cose che si sitemeranno anche se non lo credi possibile. Ci sono soluzioni più semplici di quello che immagini per i problemi. Non farti per vinta. Lasciati aiutare. Lasciti amare. Lasciati salvare.

La tua vita, per quanto può essere spezzata e deturpata, è il tuo bene più prezioso; non lasciare che nessuno te la porti via, nemmeno te stessa.

Se c’è una cosa che dalle mie esperienze ho imparato, è che le cose sono davvero imprevedibili, che l’amore può davvero salvare le persone, e che non è mai troppo tardi per tornare indietro e riscrivere il finale della nostra storia.

Io tengo a te. Per favore, non te ne andare

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KON'NICHIWA || h e / h i m

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